Ballate per uomini e bestie

7513ab_895ecf815a214abcb9bc027dc111b2ddmv2Un rapporto artistico nato grazie a Sergio Piazzoli, giustamente convinto che l’Ensemble Micrologus e Vinicio Capossela avessero molte cose in comune: in primo luogo la passione per la ricerca musicale, medievale da un lato, popolare folclorica dall’altro. Poi la consapevolezza e la determinazione nel voler proporre al pubblico partiture ardite con il coraggio di chi osa in nome della tradizione e della storia. Il modo, infine, meglio l’etica, che a loro modo di vedere sottende l’esistenza, la persistenza del musicista nell’ambito artistico e nella vita.
Domenica 7 luglio 2019 in Piazza Duomo questi due mondi incontreranno quelli del Festival di Spoleto, potremmo, dire in una congiunzione naturale, quasi inevitabile. Anche perché ormai da due anni Vinicio Capossela si avvale della collaborazione costante di due membri dell’Ensemble di Assisi: Peppe Frana e il suo magico liuto e Giovannangelo De Gennaro, polistrumentista e voce.
Sul palco ci sarà il nucleo storico Micrologus, ovvero Patrizia Bovi, Goffredo degli Esposti e Gabriele Russo che assieme ad Adolfo Broegg fondarono l’Ensemble nel 1984.
Il Cantico delle creature è un ponte sospeso fra un medioevo in cui la natura è, per San Francesco, trasparenza del divino e una modernità lacerata da vuoti di senso e profonde divisioni. L’opera parte dalla terra e sconfina nel mistero attraverso la contemplazione della natura nella sua corporea potenza. L’umanità viene privata della sua supremazia e riconnessa a tutti gli elementi in un rovesciamento dei valori della società borghese del tempo. Questa è la rivoluzione di Francesco di Assisi, questa l’essenza poetica del suo cantico i cui temi ricorrono nell’ultimo disco di Vinicio Capossela, Ballata per uomini e bestie. Un’opera di grande forza espressiva che guarda, non senza ironia, alle pestilenze del nostro presente travolto dalla corruzione del linguaggio, dalla violenza e dal saccheggio della natura sacrificata in nome della produzione.
In questo nuovo medioevo, Capossela cerca, nel racconto e nel canto, una possibilità di ricomporre l’unità e un nuovo rapporto con la natura delle cose; col sacro e con le bestie che, come per il santo di Assisi, divengono punto di accesso al mistero della natura, anche umana. A corollario di questo viaggio la Perfetta letizia di Francesco che risuona nella semplice ma espressiva lingua italiana del 1300.
La forma scelta da Capossela per questo nuovo lavoro è quella della ballata, come occasione di pratica metrica e di svincolamento dalla sintesi. La ballata prende il caos delle parole in libertà, l’esperienza liquida del divenire, la riduce a storia e la compone nel fluire di strofe. Dalla ballata alla cantata il passo è breve.
La cantata per le creature, nelle terre del santo che seppe rompere i confini del linguaggio tra creature, vuole essere un canto a lenire la ferita della separazione, nell’intima consapevolezza di essere tutti fratelli nella condizione di poveri cristi. Tutti, uomini e bestie compresi.

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Presidente Italia Medievale
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